Franco svizzero: la storia di una moneta forte diventata valore rifugio
Moneta forte e valore rifugio, il franco svizzero (CHF) è una valuta imprescindibile del mercato dei cambi valutari. Scopri la sua storia e i principali pregi.
Con un’economia solida, un indebitamento basso e importanti investimenti stranieri, oggi ci sono tutti gli ingredienti per fare del franco svizzero una moneta forte e un valore rifugio.
Ma la forza del franco svizzero non è una novità recente e deriva sia dai rapporti economici che la Svizzera intrattiene con i suoi partner principali sia dalla sua lunga storia.
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Moneta forte vs moneta debole: quali le differenze?
Il concetto di moneta forte è del tutto relativo: una moneta può essere forte rispetto a un’altra e debole rispetto a un’altra ancora.
Se si prende a esempio la coppia EUR/CHF (in altri termini, il valore di un euro dopo la conversione in franchi svizzeri), a inizio 2012 per comprare 1 000 euro bisognava sborsare circa 820 franchi svizzeri, ma oggi ne servono 966.
Se in assoluto queste due monete possono essere considerate forti, il franco svizzero vince il match contro l’euro nell’ultimo decennio con un’evoluzione positiva del tasso di cambio.
Un altro esempio: sempre nel 2012, per comprare 1 000 euro bisognava sborsare circa 1 270 dollari americani mentre oggi ne bastano poco meno di 1 134.
Storia del franco svizzero nel XX secolo.
Dagli anni ’20 alla seconda guerra mondiale
Negli anni ’20, le monete europee crollano una dopo l’altra con il marco tedesco in picchiata, vittima dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar, quando il prezzo al dettaglio passa da un fattore di 1 a 750 miliardi in 10 anni. In altre parole, la stessa quantità di pane che 10 anni prima si poteva comprare con 1 marco, nel 1923 ne valeva 750 miliardi. Un chiaro esempio della sua svalutazione!
Al contrario, il franco svizzero acquista tutto il suo valore di moneta rifugio grazie alla stabilità del suo sistema aureo, che attira sempre più investimenti stranieri.
Alla fine degli anni ’20, il costo tanto elevato del franco svizzero non è solo un bene: l’economia elvetica, esportatrice, è colpita in pieno dal prezzo alle stelle della propria valuta con ricadute sulla disoccupazione, che arriva a superare il 20% della popolazione attiva a metà degli anni ’30.
Con la seconda guerra mondiale la Svizzera accumula riserve auree vendendo materie prime alla Germania, che pagava in oro.
Il franco svizzero ha quindi costruito le basi della sua solidità nell’arco di questi 25 anni.
La Svizzera dopo gli accordi di Bretton Woods
Alla fine della guerra, la Svizzera rifiuta di aderire agli accordi Bretton Woods (che fissano il valore delle monete rispetto al dollaro, a sua volta agganciato all’oro); ma ciò nonostante il franco svizzero rimane una delle monete più forti.
Quando, nel 1971, gli accordi di Bretton Woods decadono dando inizio alla fluttuazione dei cambi (ossia, il corso delle valute viene basato sull’offerta e sulla domanda), l’economia svizzera gode di buona salute con i capitali che affluiscono nelle banche dall’estero. Tuttavia le imprese elvetiche, soprattutto nel settore industriale, vivono un altro momento molto difficile e la disoccupazione aumenta.
Lo shock petrolifero degli anni ’70 e la crisi monetaria degli anni ’90
Lo shock petrolifero degli anni ’70 segna la fine dei diversi dispositivi immaginati dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS) per ridurre l’aumento del franco. Le difficoltà economiche della Svizzera proseguono con la cattiva gestione delle iniezioni di liquidità nell’economia per ridurre gli effetti del crac del 1987.
Risultato: il settore edile e quello immobiliare subiscono gli effetti dell’inflazione. Per contrastare questo fenomeno, la BNS aumenta i tassi di interesse trascinando così l’economia del Paese in una forte recessione. Infine, gli anni ’90 sono stati molto difficili dal punto di vista economico a causa di un abbassamento troppo tardivo dei tassi d’interesse. Eppure, il franco svizzero ha mantenuto la sua posizione rispetto a quasi tutte le monete.
Il tasso di cambio minimo in risposta alla crisi del 2008
Per far fronte alle conseguenze della crisi del 2008, la BNS decide nel 2010 di azzerare i tassi di interesse al fine di preservare il sistema bancario svizzero e inonda il mercato di liquidità.
Nonostante ciò, il franco svizzero mantiene il ruolo di valore rifugio e il suo corso aumenta significativamente contro l’euro e il dollaro, costringendo così la BNS ad applicare un tasso di cambio minimo rispetto all’euro (per proteggere le esportazioni) finché la coppia EUR/CHF non cede improvvisamente nel 2015.
I motivi che fanno del franco svizzero una moneta forte
Due importanti fattori spiegano la solidità del franco svizzero rispetto ad altre monete:
- crescita economica: piuttosto in forma rispetto allo scenario internazionale, ha saputo attraversare le ultime crisi senza troppi danni.
- basso indebitamento: nonostante la crisi, è rimasto ben al di sotto dei livelli raggiunti dagli altri Paesi europei. Mentre il tasso di indebitamento della Svizzera non supera il 30% PIL, quello dei suoi vicini schizza al 116,3% in Francia e al 153,5% in Italia.
- stabilità del contesto geopolitico: a differenza di certe zone monetarie relativamente instabili a causa di fattori geopolitici e/o di un’inflazione galoppante, la Svizzera rassicura per la sua grande stabilità economica e politica.
La Svizzera, il franco svizzero e i capitali stranieri
I Paesi con una moneta “forte” hanno tutti la stessa caratteristica: attirano i capitali degli investitori stranieri. Più capitali stranieri affluiscono, più la moneta diventa forte.
Nel 2020, gli investimenti stranieri sul territorio elvetico ammontavano a oltre 1 216 miliardi di franchi; mentre la Svizzera investiva più di 1 460 miliardi di franchi in tutto il mondo.
La Svizzera è uno dei Paesi al mondo che investe di più all’estero. Ma nel 2019 e nel 2020, con l’emergenza sanitaria in corso, le aziende hanno fatto rientrare nelle casse elvetiche rispettivamente 54 e 34 miliardi di franchi svizzeri, un bel gruzzolo a sostegno della moneta sul mercato dei cambi.
Il franco svizzero è un valore rifugio?
Secondo lo studio pubblicato dal CEPII, il franco svizzero non sarebbe poi una moneta così forte. Per giungere a questa tesi, è stato analizzato il comportamento delle principali valute in periodi di crisi. Gli analisti sono partiti dal principio che un valore rifugio deve offrire un rendimento positivo durante una crisi e un premio di rischio negativo nel lungo periodo.
Sulla base di ciò, hanno esaminato da vicino il comportamento di 26 valute per 15 anni, dal 1999 al 2013. A sorpresa solo due monete, secondo i termini dell’analisi, hanno il comportamento di valore rifugio: lo yen e il dollaro.
Al contrario il franco svizzero, che tende a seguire i movimenti dell’euro, non ne ha le caratteristiche. Gli esperti indicano tuttavia che questa analisi precede la fine del tasso di cambio minimo EUR/CHF. Si può quindi stimare che, sganciato dall’euro, il franco svizzero evolverà in modo più favorevole (e quindi positivo) nei periodi di crisi.